Il Teatro Tempio di Teano, costruito alla fine del II secolo a.C., si pone all’avanguardia per unicità delle soluzioni costruttive adottate nel panorama degli edifici teatrali di tradizione ellenistica in ambito italico.
In età augustea il Teatro beneficiò di interventi tesi alla monumentalizzazione dell’edificio scenico e all’adeguamento della cavea secondo i principi dell’architettura teatrale romana. Per tale occasione, infatti, la cavea attraverso l’inserimento dei tribunalia si saldò agli analèmmata e fu ricostruita la scaenae frons, con l’impiego di una raffinata decorazione architettonica completamente in marmo.
Durante il principato di Settimio Severo, intorno al 205 d.C., l’intero organismo teatrale subì una profonda trasformazione con l’ampliamento della cavea teatrale attraverso l’inserimento di due ordini di ambulacri e di un attico colonnato. Per l’occasione venne rinnovata l’intera decorazione architettonica del Teatro, che interessò soprattutto l’edificio scenico ove vennero impiegati marmi rari e preziosi. La realizzazione della decorazione architettonica fu affidata a maestranze imperiali altamente qualificate e specializzate, probabilmente provenienti dalla stessa Roma. Il Teatro, danneggiato da un forte terremoto nel IV secolo d.C., fu gradualmente abbandonato e soggetto ad espoliazioni che continuarono, con fasi alterne, fino al X secolo. Il Teatro di Teano, rimane una pietra miliare per lo studio del teatro in ambito italico e romano per le soluzioni strutturali e architettoniche in esso adottate, che costituiscono una tappa fondamentale nella genesi del teatro romano.
Appare non superfluo ricordare che il Teatro Tempio costituisce, per le sue caratteristiche architettoniche, una pietra miliare nella genesi della formazione del teatro di tipo romano e per la ricchezza dei suoi marmi, provenienti dalle cave imperiali della Grecia, Egitto e Turchia, e degli apparati decorativi architettonici che si sono conservati in modo mirabile fino al loro scoprimento. Al momento il Teatro e la soprastante area del Tempio, versano in deplorevole stato di abbandono per la crescita della vegetazione infestante, per la scomparsa dei percorsi di visita, per il grave degrado delle strutture murarie e della decorazione architettonica (capitelli, cornici, colonne, ecc.). Allo stato attuale i marmi giacciono all’aperto, quindi sottoposti all’azione degli agenti atmosferici e all’attacco di microrganismi biologici, che hanno provocato l’alterazione cromatica delle superfici dei marmi bianchi e innescato processi di degrado nelle colonne e nei metalli utilizzati per l’assemblaggio dei blocchi nel cantiere antico.
Con grande rammarico occorre ribadire che da quando la competenza dell’area archeologica del Teatro Tempio è passata, in seguito alla discussa riforma Franceschini dell’ex MIBACT, all’attuale Direzione Regionale dei Musei della Campania, la situazione è andata sempre più peggiorando. Una situazione che è peggiorata, non solo nei riguardi della conservazione delle strutture architettoniche, ma anche di quella degli splendidi marmi provenienti dall’apparato decorativo del frontescena del Teatro, attualmente completamente invasi dalla vegetazione.
Le colonne, i capitelli, le trabeazioni dell’edificio scenico, al momento della loro scoperta erano in perfette condizioni, tanto che sulle superfici lavorate dei blocchi erano perfettamente leggibili i segni degli strumenti utilizzati per la loro lavorazione, i tracciati geometrici per la loro messa in opera, le parti metalliche dei perni e delle grappe in bronzo necessari al loro montaggio.
Lo stato eccezionale di conservazione dei marmi consente, più che in altri casi e almeno per gli edifici teatrali dell’Italia antica, di ricostruire l’intera architettura dell’edificio scenico e di studiare al meglio l’organizzazione del cantiere antico.
La mancanza di una copertura ha esposto i blocchi architettonici all’azione degli agenti atmosferici, alla vegetazione infestante e all’attacco di microrganismi biologici che ne hanno determinato l’alterazione cromatica delle superfici, il degrado dei metalli (perni, grappe, colature in piombo) e l’infradiciamento dei sostegni di legno utilizzati per l’appoggio dei blocchi sulla superficie di stoccaggio. La realizzazione di una copertura avrebbe garantito non solo di salvaguardare la notevole quantità di blocchi architettonici provenienti dalla scena teatrale, caso unico in Europa, ma avrebbe fatto risparmiare alla comunità i costi necessari per un loro auspicabile restauro.
Il caso del Teatro di Teano appare emblematico per la mancata azione di tutela e valorizzazione da parte dello Stato di un monumento di così alta rilevanza, che rispecchia l’attuale politica ministeriale tutta tesa a concentrare l’attenzione sui grandi attrattori e sulle più note aree archeologiche, inserite nei grandi circuiti turistici. Una scelta che trascura di fatto le aree interne, oramai completamente abbandonate a sé stesse.
In questo contesto, ulteriormente aggravato dalla scomparsa delle Soprintendenze archeologiche, tutti i beni culturali che non rispondono a una logica di mercificazione, rimangono ai margini dell’attenzione istituzionale, anche laddove essi siano meritevoli di conservazione in ragione della loro importanza culturale per l’intero Paese e per le comunità locali.
Tale situazione, desta profonda indignazione per le tragiche condizioni in cui versa questo insigne complesso monumentale; una situazione di degrado così grave che vanifica tutto ciò di utile che è stato realizzato nei decenni passati, sia per l’esplorazione archeologica del sito che per il restauro delle murature e della cavea teatrale. Si rimane sconcertati e impotenti di fronte all’inerzia e alla noncuranza della Direzione regionale e del MIC per questo “disastro” che sta provocando la distruzione di uno degli edifici teatrali più importanti dell’Italia antica.
Una tragedia inoltre acuita dalla incivile e criminosa abitudine locale di sversare rifiuti solidi urbani in corrispondenza degli ingressi del Teatro e nell’area in cui sono depositati gli straordinari elementi architettonici provenienti dal frontescena.
Il complesso architettonico del Teatro costituiva per la sua bellezza e importanza scientifica, fino a pochi anni fa, il vanto dell’ex Soprintendenza Archeologica delle province di Napoli e Caserta, che tra la fine degli anni Novanta del secolo scorso e il primo decennio del secolo attuale profuse ingenti risorse finanziarie, professionali e umane per lo scavo archeologico e il restauro di una parte importante del celebre monumento.
A tale impresa parteciparono archeologi, architetti e il prestigioso Istituto Germanico di Roma, a conferma dell’importanza del monumento sotto il profilo storico, archeologico e architettonico.
Fu inoltre programmata una efficace valorizzazione del monumento attraverso numerose attività di alto profilo culturale: concerti, convegni, spettacoli teatrali e musicali, che contribuirono a far crescere la notorietà del Teatro in ambito regionale e sovraregionale.
Bisogna inoltre sottolineare che una delle principali funzioni, se non la principale in senso assoluto, della Direzione regionale dei Musei dovrebbe essere quella di rendere fruibile la ricchezza culturale dei Musei e delle aree archeologiche di propria competenza; in altri termini la valorizzazione dovrebbe avere lo scopo di offrire al pubblico adeguati servizi di accoglienza, promuovere attività culturali di alta qualità sempre nel rispetto delle preesistenze storiche.
Appare quindi evidente che tutto ciò può realizzarsi solo attraverso una autentica azione conservativa dei beni culturali, per scongiurarne il degrado e per consentirne la fruibilità e la valorizzazione. Prendiamo atto purtroppo che la Direzione Regionale dei Musei della Campania sembra preferire adottare una strategia politica in palese e scandaloso contrasto con i principi di tutela peraltro ben sanciti dal Codice dei Beni Culturali e dall’articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Queste considerazioni vorrebbero anche suggerire all’Amministrazione del Comune di Teano di attivare tutte le possibili iniziative, e nel più breve tempo possibile, affinché lo Stato intervenga con azioni tempestive e concrete per tutelare, conservare e valorizzare il Teatro di Teanum Sidicinum.
Nello stesso tempo occorre programmare interventi adeguati tesi a salvaguardare la vasta area archeologica della città antica, che potrà essere conservata e valorizzata solo con la realizzazione del tanto atteso Parco Archeologico.
Inoltre occorre promuovere iniziative programmatiche capaci di intercettare finanziamenti per la realizzazione di progetti culturali finalizzati alla conoscenza, alla salvaguardia e alla fruizione del vasto patrimonio archeologico, dei numerosi beni architettonici della città e del suo territorio.
Un insieme culturale unico che costituisce il fondamento del senso di appartenenza di una comunità, della crescita e del progresso delle generazioni future.

Veduta a volo d’uccello del Teatro.
Foto A. Balasco